martedì 22 settembre 2015

Celle Enomondo


Dieci minuti che aspetto, cinque sono quelli di ritardo, il mio compagno di viaggio non si vede.
La puntualità è una mia fissazione, la chiedo e la rispetto. Guardo ancora l’ora, segno di una irritabilità iniziale, ma tutto rientra nella normalità quando all’angolo spunta chi aspettavo. Subito un allargare le braccia e una smorfia sul volto come per dire: abbi pazienza, è colpa mia.
Pochi convenevoli, una stretta di mano, una mia espressione: andiamo a messa; saliamo sul “maggiolino” e partiamo dalla piazzetta del seminario destinazione Celle Enomondo.
Il compagno è giovane, divertente, un piacere ascoltarlo, e quei pochi chilometri a sud- ovest di Asti sono stati di piacevole conversazione; unico momento di apprensione è la salita di Antignano, sono mesi ancora freddi e in prima mattina le strade sono viscide, ma quest’auto va dappertutto, e via.
Celle si vede immersa nel brullo della stagione e il ferro dei vigneti; la parrocchia è di collina, rurale. Appena in tempo, la messa inizia nella chiesa di San Rocco e il parroco, che conosce tutti, ci osserva come forestieri poi capisce e mi riconosce, un piccolo sorriso. A funzione ultimata ci ospita in canonica.
Il colloquio è da subito amichevole e confidenziale e non servono le domande ciclostilate perché siamo accontentati subito in tutto.

Celle, concentrico e cascine sparse, conta oggi 650 anime. In otto anni c’è stata una diminuzione della popolazione di 100 unità, diminuzione per emigrazione in prevalenza a Torino. Non ci sono immigrati.
La religiosità è tradizionale con diffuso indifferentismo  e rispetto umano, per quanto il senso religioso si sia, sempre per dichiarazione del Vicario, risvegliato in questi ultimi anni. Il 15% della popolazione non adempie al Precetto Pasquale: alla pari, uomini e donne.
Le condizioni economiche sono definite medie. Esiste una cantina sociale, una sede della casa madre delle Suore Stefanine, il Circolo dei Combattenti (che rimane aperto durante le funzioni), il ballo.
La gioventù è in massima parte rurale. Impara “mondanità” dalla televisione (due tv pubbliche).
I Cellesi trasferitisi a Torino, nei ritorni periodici in paese, portano le novità della grande città con tutti i richiami per una vita di maggiore, almeno apparente, comodità e maggiore libertà.
Esiste un locale di Azione Cattolica con televisione.
Ah! Azione Cattolica, esclama il Vicario e poi … Giovanotto, rivolgendosi al mio amico, la vedo avvolto nel pastrano e intirizzito, non si faccia problemi, si accosti alla stufa con la sedia. E così è stato.
Evidentemente è un prender fiato, l’Azione Cattolica è un problema.
Non vi sono effettive della Gioventù Femminile. Le madri fanno opposizione all’appartenenza delle figlie all’Azione Cattolica. Le accompagnano al ballo e pagano volentieri, ma non hanno denari per la Tessera. Gli uomini sono indifferenti; anche gli iscritti lavorano al dì di festa e non frequentano le funzioni domenicali per il lavoro. Ignoranza religiosa.
La Giunta Parrocchiale è costituita pro forma. Non costituita, non aggregata. Gli iscritti e i simpatizzanti sono fermati dalle critiche e dal rispetto umano.
Dal Vicario sono ritenute utili le adunanze associative d’inverno, le lezioni sul testo, le filmine commentate.   
Da parte nostra sono state esposte le raccomandazioni della Presidenza Generale per la funzionalità della Giunta Parrocchiale, per l’attività delle varie associazioni, per l’azione d’istruzione religiosa e per l’impegno assegnato all’Azione Cattolica con la campagna annuale 1960-61 sul tema “Messaggio della Salvezza”, per cui fin d’ora si devono studiare le varie iniziative locali d’attuazione.

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