venerdì 18 settembre 2015

Introduzione

Gli anni sessanta sono anni del miracolo economico, del progresso scientifico e tecnologico; politicamente l’Italia si sposta a sinistra; nel sociale vi è un aumento dell’emancipazione femminile; sul piano religioso si nota un aumento dell’ateismo e il crescere dell’ecumenismo.
Per i ragazzi degli anni sessanta la società italiana ha una copertura autoritaria, clericale, classista, che avvolge e immobilizza il paese e che deve essere radicalmente trasformato.  Il 1968 altro non è che quest'esplosione a livello mondiale delle volontà e dei bisogni di una nuova generazione[1]
La moderna società è un mondo nuovo. In questo mondo nuovo il processo di crescita determina conseguenze notevoli all’attività pastorale. Le parrocchie rurali e quelle urbane sono in difficoltà; il sopore del cristiano è evidente e l’Azione Cattolica tramite le Giunte Parrocchiali sono preposte ad attuare il grande risveglio.
Le difficoltà tra parrocchie rurali e cittadine sono differenti e necessitano di uno studio separato. Quelle più in sofferenza sono le rurali: spopolamento dei paesi e specialmente della popolazione giovane, immigrazione dal sud, parrocchie con parroci anziani e stanchi, metodi e iniziative senza calore e entusiasmo, divisioni e contrasti in seno alle comunità paesane, grave problema morale della gioventù maschile e femminile, socialismo e comunismo sempre più diffuso.
Siamo negli anni sessanta e certi problemi che oggi fanno sorridere erano presi in seria considerazione a tal punto che il Vescovo pretendeva l’osservanza delle norme stabilite. Parlo delle disposizioni sulla televisione, ma esisteva il problema del ballo e del dopo ballo, il problema del cinema e addirittura la motoretta era considerata un congegno del diavolo.
La Presidenza di Giunta di Azione Cattolica aveva concordato con l’Unione Donne e l’Unione Uomini in collaborazione con la Gioventù Femminile e la Gioventù Maschile un ciclo di visite nelle parrocchie rurali della Diocesi al fine di avere cognizione e valutare le difficoltà, monitorando l’efficacia delle associazioni parrocchiali. Il resoconto di queste visite è l’essenza di questa pubblicazione, a domanda il parroco rispondeva con naturalezza e semplicità senza nascondere e nascondersi.
Il parroco di campagna, figura che in cinquant’anni si è modificata, così come si è trasformato l’ambiente in cui operava, ma che ha lasciato nella sua versione “tradizionale” una variegata scia di personaggi e testimonianze letterarie, a volte trasfigurati dall’invenzione creativa, a volte innervati in un’esperienza di fede degli autori.[2]
Alberto Marello








[1]  Marco Unia
[2]  Giovanni Zaccherini

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