lunedì 21 settembre 2015

Messaggio della salvezza

[1]Esiste una situazione di crisi e difficoltà per la vita cattolica. E’ un momento in cui c’è difficoltà a essere cristiani sul serio. L’uomo è preso nel vortice di una vita che sta cambiando la mentalità e il costume.
Non vi è adeguata accelerazione dello spirito.
La vita è attratta da interessi diversissimi. Qualcosa crolla: le vecchie cose crollano, vengono le nuove cose.
La civiltà moderna non riesce più a salvare l’uomo, ma a conformarlo a certe linee di questa civiltà (Andrè Gide[2] - Jean-Paul Sartre[3] - André Malraux[4]). Manca l’animo cristiano.
Non si può pretendere un cristianesimo su misura. Bisogna che a questa situazione si ponga riparo. Bisogna catechizzare o tentare di evangelizzare su alcuni principi e verità. Evangelizzare deve essere inteso come esigenza numero uno, perché la gente riconfermi quei principi che sono e devono rimanere la base della vita. 
Attesa - Redenzione - Salvezza
La liturgia rinnova ogni anno l’attesa, la redenzione e la santificazione.
Il popolo ebreo ha atteso per secoli. Anche noi, uomini stanchi e sfiduciati, abbiamo in tutti i tempi avuto, e abbiamo ancora, il nostro dramma che nasce lontano, lontano.
Tutti hanno le loro angosce.
Il poeta (Pietro Metastasio[5]) ha detto:
Se a ciascun l’interno affanno / si leggesse in fronte scritto / quanti mai che invidia fanno / ci farebbero pietà.
Sant’Agostino: “Ci hai fatti per te, Signore, e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te”[6]
La civiltà moderna, che non ha più speranza perché non conosce più i valori dell’umiltà, dell’amore, della carità, ci offre oggi infinite tragedie, oggetto di una cronaca spaventosamente vuota e indifferente data in pasto a tutti, grandi e piccini. Forse delitto maggiore non compie oggi la civiltà, né mai insegnamento più terribilmente perverso è stato dato e si dà oggi alla gioventù e agli uomini tutti, di questa svalutazione continua dei valori fondamentali della vita, della morale, della dignità, dei destini umani. Né vale appellarsi al principio della libertà, di tutte le libertà. La libertà oggi non sazia più la mente e i cuori degli uomini: la libertà sta per diventare un concetto, una parola vana. Non vi può essere libertà senza speranza. Anche nei nostri drammi intimi, nelle nostre angosce intime è legge che vi debba essere libertà di speranza, altrimenti tutto sarebbe buio di disperazione e di morte. Solo con Dio vi è questa libertà di sperare, di sperare nel bene, di sperare nella vita, di speranza nell’avvenire. La speranza è attesa, attesa fervente, fiduciosa, sicura.
Il dramma dell’uomo di oggi, indifferente, spregiudicato, lontano, scristianizzato, è il dramma di una speranza senza attesa. Dramma di disperazione. La gioia dell’uomo di Dio è la speranza dell’attesa, dell’attesa di Dio.
San Pietro ha detto: Gettate su di Lui tutte le vostre preoccupazioni, Egli avrà cura di voi, Egli vi nutrirà[7].
Il tempo della Redenzione presenta il Cristo Redentore agli uomini del nostro tempo. Se si accetta come messaggio di salvezza, il colloquio avviene tra l’uomo e Dio, all’istante.
Gualtiero Marello



[1] Nulla senza il Vescovo – Gualtiero Marello
[2] Andrè Gide (1869 - 1951) - scrittore francese premio Nobel nel 1947 per la letteratura
[3] Jean-Paul Sartre (1905 -1980)  filosofo, scrittore, drammaturgo
[4] André Malraux (1901 - 1976)  scrittore e politico francese
[5] Pseudonimo di Pietro Antonio Domenico Bonaventura Trapassi 1698 -1782
[6] Questa celebre affermazione, che apre le Confessioni di Sant'Agostino, esprime efficacemente il bisogno insopprimibile che spinge l'uomo a cercare il volto di Dio.  
[7] 1 Pietro 5:6-7  

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