giovedì 4 febbraio 2016

Castell'Alfero


Con popolazione di 1700 abitanti Castell’Alfero è divisa tra concentrico, piana e frazione Serra Perno (abitata quasi tutta da immigrati).
L'emigrazione dei giovani è verso Torino e Genova. L'insediamento di veneti e meridionali raggiunge le 500 unità. Frequentano poco la Chiesa, specialmente gli uomini, e sono di moralità discutibile. Il proverbio “non fare di tutta l’erba un fascio” è valido anche per gli immigrati, in Parrocchia vi sono molte famiglie buone.   
La religiosità è formale, c’è indifferentismo. Il 70% dei fedeli frequenta regolarmente la Messa, il resto di tanto in tanto e 40 persone sono lontane.
Nelle ultime elezioni politiche i comunisti hanno avuto 50 voti. Pochi sono i comunisti convinti, attivisti, abbonati al giornale politico “Unità” (3-4). Gli altri comunisti sono definiti dal Parroco “pecoroni”.
L’Arciprete giudica la gioventù un po’ sfasata, anche se tutti frequentano la Chiesa (eccezione per 4-5 ragazzi). Il ballo è in decadenza, è il tempo della televisione. Sul piano morale le ragazze sono ancora perbene; più discutibile è la moralità dei coniugati.
Il cinema, che prima era gestito sul piano industriale, è diventato cinema parrocchiale. Esiste ancora l'Enal, miscuglio di varie tendenze: Acli, Coltivatori Diretti. Nella piana di Castell'Alfero una fornace da lavoro a 127 operai; il pieno delle maestranze dovrebbe essere di 145.
C'è l'asilo sia nel paese sia nella piana. Gli scolari delle elementari superano il centinaio. Nella piana vi è la scuola media con 70 alunni, provenienti dai paesi vicini.
Il Parroco fa un breve accenno all’Azione Cattolica prima di allontanarsi per poter officiare la funzione di San Rocco. L'Azione Cattolica è in ribasso in tutti i suoi rami: sia come spirito di partecipazione, sia come impegno e adesioni. Prevale l'indifferenza.

L'indifferenza è un fatto questo che si rivela assai di frequente e viene da più parti denunciato: la perdita del mordente necessario per risvegliare nell’animo e nel cuore dei cattolici il senso del dovere e della responsabilità dei veri cristiani. Perché avviene ciò? E’ nell'evoluzione storica verso nuove forme di Apostolato, o si deve ricercare nella deficienza dei metodi attuali per difetto della volontà umana? Certo è che il fenomeno esiste e se lo afferma con sicurezza un anziano Parroco, che ha vissuto per oltre 50 anni i migliori tempi dell’Azione Cattolica, è perché tale fenomeno è vero e reale. D'altra parte lo affermano anche i Sacerdoti più giovani, che non hanno vissuto i vecchi e veri entusiasmi. Nel vecchio Sacerdote vi è il rimpianto accorato dei tempi passati; nei giovani il disagio dei tempi attuali e il desiderio di tempi nuovi.
Non vi è rottura tra le due epoche, né antitesi fra ciò che un’epoca rimpiange e l'altra auspica: la finalità è che l'Azione Cattolica viva, prosperi, abbia prestigio; sia veramente una forma, una testimonianza, una milizia per la Chiesa e per Dio. Come rendere l'Azione Cattolica nuovo punto di convergenza di tutte le migliori energie? E’ il problema di oggi, problema nostro, di tutti noi, di ciascuno di noi: problema di volontà tenace, di dedizione, d’idee chiare, d’impostazioni di lavoro non assurde ma chiare e lineari; di lavoro non personale, ma collegato e unitario; di testimonianza non isolata ma unitaria; di buon esempio, di sfruttamento di ogni buona volontà, di ogni buona disposizione, di ogni offerta di prova disinteressata e assoluta, lontana da ogni ambizione e arrivismo.   
Se tutto ciò sarà nel nostro bagaglio di partenza, qualche cosa si farà certamente. Non bisogna fare del numero la legge indispensabile dell'Azione Cattolica e identificare Azione Cattolica con tesseramento. E’ necessario creare un buon nucleo di Dirigenti, trovare iniziative e nuove forme d’impegno, perché l'impegno di lavoro per ciascuno di noi e per ciascuno dei nostri amici è condizione indispensabile. Tutto ciò non sarà facile, ma si riuscirà e si riuscirà bene.

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