Con popolazione di 1700 abitanti Castell’Alfero è
divisa tra concentrico, piana e frazione Serra Perno (abitata quasi tutta da
immigrati).
L'emigrazione dei giovani è verso Torino e Genova. L'insediamento
di veneti e meridionali raggiunge le 500 unità. Frequentano poco la Chiesa,
specialmente gli uomini, e sono di moralità discutibile. Il proverbio “non fare
di tutta l’erba un fascio” è valido anche per gli immigrati, in Parrocchia vi
sono molte famiglie buone.
La religiosità è formale, c’è indifferentismo. Il
70% dei fedeli frequenta regolarmente la Messa, il resto di tanto in tanto e 40
persone sono lontane.
Nelle ultime elezioni politiche i comunisti hanno
avuto 50 voti. Pochi sono i comunisti convinti, attivisti, abbonati al giornale
politico “Unità” (3-4). Gli altri comunisti sono definiti dal Parroco “pecoroni”.
L’Arciprete giudica la gioventù un po’ sfasata,
anche se tutti frequentano la Chiesa (eccezione per 4-5 ragazzi). Il ballo è in
decadenza, è il tempo della televisione. Sul piano morale le ragazze sono
ancora perbene; più discutibile è la moralità dei coniugati.
Il cinema, che prima era gestito sul piano industriale,
è diventato cinema parrocchiale. Esiste ancora l'Enal, miscuglio di varie tendenze:
Acli, Coltivatori Diretti. Nella piana di Castell'Alfero una fornace da lavoro
a 127 operai; il pieno delle maestranze dovrebbe essere di 145.
C'è l'asilo sia nel paese sia nella piana. Gli
scolari delle elementari superano il centinaio. Nella piana vi è la scuola
media con 70 alunni, provenienti dai paesi vicini.
Il Parroco fa un breve accenno all’Azione Cattolica prima
di allontanarsi per poter officiare la funzione di San Rocco. L'Azione
Cattolica è in ribasso in tutti i suoi rami: sia come spirito di
partecipazione, sia come impegno e adesioni. Prevale l'indifferenza.
L'indifferenza è un fatto questo che si rivela assai
di frequente e viene da più parti denunciato: la perdita del mordente
necessario per risvegliare nell’animo e nel cuore dei cattolici il senso del
dovere e della responsabilità dei veri cristiani. Perché avviene ciò? E’ nell'evoluzione
storica verso nuove forme di Apostolato, o si deve ricercare nella deficienza dei
metodi attuali per difetto della volontà umana? Certo è che il fenomeno esiste e
se lo afferma con sicurezza un anziano Parroco, che ha vissuto per oltre 50
anni i migliori tempi dell’Azione Cattolica, è perché tale fenomeno è vero e
reale. D'altra parte lo affermano anche i Sacerdoti più giovani, che non hanno vissuto
i vecchi e veri entusiasmi. Nel vecchio Sacerdote vi è il rimpianto accorato dei
tempi passati; nei giovani il disagio dei tempi attuali e il desiderio di tempi
nuovi.
Non vi è rottura tra le due epoche, né antitesi fra
ciò che un’epoca rimpiange e l'altra auspica: la finalità è che l'Azione
Cattolica viva, prosperi, abbia prestigio; sia veramente una forma, una testimonianza,
una milizia per la Chiesa e per Dio. Come rendere l'Azione Cattolica nuovo
punto di convergenza di tutte le migliori energie? E’ il problema di oggi, problema
nostro, di tutti noi, di ciascuno di noi: problema di volontà tenace, di
dedizione, d’idee chiare, d’impostazioni di lavoro non assurde ma chiare e
lineari; di lavoro non personale, ma collegato e unitario; di testimonianza non
isolata ma unitaria; di buon esempio, di sfruttamento di ogni buona volontà, di
ogni buona disposizione, di ogni offerta di prova disinteressata e assoluta,
lontana da ogni ambizione e arrivismo.
Se tutto ciò sarà nel nostro bagaglio di partenza,
qualche cosa si farà certamente. Non bisogna fare del numero la legge indispensabile
dell'Azione Cattolica e identificare Azione Cattolica con tesseramento. E’
necessario creare un buon nucleo di Dirigenti, trovare iniziative e nuove forme
d’impegno, perché l'impegno di lavoro per ciascuno di noi e per ciascuno dei
nostri amici è condizione indispensabile. Tutto ciò non sarà facile, ma si
riuscirà e si riuscirà bene.
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