Cerreto è paese di collina, situato in zona
disagiata. Il territorio è prevalentemente rurale e di scarse risorse, oltre a
quelle viti vinicole e boschive. Quasi tutto il concentrico accoglie i 400 residenti;
la popolazione in passato raggiungeva gli 800 abitanti.
L’emigrazione in direzione Torino è stabile. Tutti
veneti sono gli immigrati (25). Un certo numero di giovani lavora alla Fiat;
altri (12) lavorano alla Cantina sociale di Gallareto, di cui il Parroco è
segretario.
La religiosità è buona, per quanto riguarda la
frequenza. I componenti delle famiglie (7-8) lontane dalla Chiesa, uomini e
donne, non frequentano e non osservano il precetto pasquale. Il senso religioso
non è di convinzione. L’indifferentismo è padrone, però vi sono famiglie buone.
Il lavoro festivo non è praticato e diffuso come in
altri paesi e zone. E’ limitato ai periodi di punta dei lavori campestri:
fienagione, mietitura, vendemmia. Lo stato economico è in parte sotto la media.
Non vi sono particolari correnti politiche. La
Democrazia Cristiana è in maggioranza; pochi voti sono dati ai comunisti e
socialisti.
La gioventù, maschile e femminile, non dà argomento
a considerazioni particolari. Chi non va a lavorare fuori è dedito ai lavori
della campagna. Così pure le ragazze, in gran parte sposate, si allontanano dal
paese. Nulla risulta al Parroco sul piano morale.
L’Azione Cattolica composta da Gioventù Maschile
(solo aspiranti), Gioventù Femminile, Donne Cristiane, Uomini Cristiani, non ha
fatto particolari esperienze. Le adunanze hanno discreta e buona frequenza
secondo le stagioni; l’attività invernale è la più proficua. Il Parroco
riconosce che l’Azione Cattolica è attuale ed è necessaria.
L’ostacolo maggiore è l’indifferentismo, il senso
diffuso di ostilità per la tessera, l’opposizione a qualsiasi legame e impegno.
La vita religiosa si esaurisce nel compimento di
quelle pratiche che la tradizione e l’insegnamento indicano come essenziali per
un Cristiano: Messa e precetto pasquale. Si accetta, ma soltanto in parte, l’invito
del Parroco per altre pratiche religiose: primo venerdì del mese, ora di
adorazione. I parrocchiani sono presenti alle grandi solennità, ma è ancora da
distinguere se esse sono intese come festività completamente spirituali, o
prevalentemente feste nel senso umano della parola. Anche i Vespri sono
raccomandati dalla tradizione e dall’insegnamento, però sono frequentati solo
da pochi.
Se v’è ragione da considerare ancora buona questa
religiosità di gente ancora fondamentalmente sana, devozione che si attua nell’osservanza
dei principali doveri del Cristiano, v’è d’altra parte ragione di pensare con
preoccupazione a questo intiepidirsi del senso religioso, all’esaurirsi della
forza della tradizione, al venir meno del senso di disciplina e di obbedienza
alle direttive e alle norme della Chiesa. Tutto questo nel travaglio moderno
delle coscienze, di cui s’intuiscono o si crede di intuire le ragioni, e di cui
non si conoscono né si possono presumere i successivi sviluppi.
Queste sono osservazioni che non si riferiscono al
caso Cerreto, ma che sono determinate dalla constatazione di situazioni ormai
generalizzate. E’ molto importante considerare e puntualizzare tutto ciò, e
farne eventualmente tema di discussione per più seri approfondimenti.
Molto interessante !!! anche il blog è fatto molto bene, brau Bertu !!!!!
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