domenica 24 gennaio 2016

Pino d'Asti


E’ in zona collinare per una popolazione di 335 abitanti che vent’anni fa ne faceva 400. L’emigrazione è per Torino, anche di famiglie economicamente benestanti. Sono arrivate due famiglie venete.
Il Parroco ritiene che la vicinanza della terra di Don Bosco influisca sul sentimento religioso. I lontani dalla Chiesa sono in percentuale minima, forse 5 persone in tutto. Appartengono alle file della passata generazione. I vecchi della prima guerra mondiale dicono: ne abbiamo viste tante che ci hanno fatto perdere la Fede.
La Fede persa avvilisce il Parroco che principia una sua riflessione, tutta da condividere, con tante domande. Che ne abbiano viste molte nessun dubbio, ma che siano state sufficienti a far perdere la Fede credo di no, se la Fede era salda. Anzi, nelle vicende più tristi la Fede si ravviva e Dio appare, più che nella sua giustizia, nella misericordia e nella sua paternità. Questi i vecchi dei tempi passati (tutti abbiamo sentito ragionamenti del genere), ma i giovani dei tempi nostri quali guerre hanno deviato dal sentiero della Fede? Perché sono così facili le deviazioni? Perché così facili cedimenti, perché così tiepido è il senso e il desiderio delle cose spirituali?
La gioventù fino ai 14 anni è del Sacerdote, poi non più. In maggior numero lavora in campagna, l’altra parte alla Fiat. Le ragazze lavorano la terra; sposandosi vanno via. Il Parroco non può dire male della gioventù. Nel paese v’è la sede del dopolavoro. La popolazione scolastica è di 16 scolari per 5 classi.
Per il Parroco l’Azione Cattolica non è sorpassata. E’ tuttora valida, però la gente non ne vuole sapere. Vi è avversione alla tessera, il che può significare una scusa per non confessare repulsione a ogni impegno. Gli Uomini Cattolici sono 2, le Donne Cattoliche 24, la Gioventù Femminile 21, la Gioventù Maschile solo aspiranti. Per tutti, i ritiri sono mensili.
La situazione è questa. Si chiamano e non rispondono; s’invitano e non vengono; se vengono, dimostrano chiaramente che lo fanno per fare un piacere, solo per questo. Se si parla loro, ascoltano e se ne vanno adducendo rinvii, pretesti, ripensamenti.
Il Parroco si chiede: siamo noi Sacerdoti che non siamo sufficienti?
Molti Parroci, dico io, si chiedono ciò. E’ facile per alcuni di essi adagiarsi e adattarsi a situazioni di comodo, a routine di vita senza volontà o capacità di grandi conquiste. E’ facile anche per alcuni di essi fraintendere l’Azione Cattolica e ritenerla superata o superabile, e sostituibile da tutte quelle varie iniziative, che oggi riempiono la vita di molte Parrocchie. In realtà sono iniziative, pur buone, collaterali all’Azione Cattolica. Troppe iniziative che imbrigliano la vita stessa parrocchiale, la frazionano in parecchi settori, non raggiungono o solo in parte lo scopo, si esauriscono per via. Spesso è più facile fare molte altre cose, anche lodevoli, che fare della vera Azione Cattolica. Credo di poter pensare e di essere nel vero affermando che è nel più ricco sacerdozio la ricchezza maggiore dell’Azione Cattolica. E’ di questo sacerdozio il compito, anzi la missione, di attirare, perfezionare, portare a Dio il maggior numero possibile delle creature. L’Azione Cattolica ha precisamente questa missione.

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