E’ in zona collinare per una popolazione di 335
abitanti che vent’anni fa ne faceva 400. L’emigrazione è per Torino, anche di
famiglie economicamente benestanti. Sono arrivate due famiglie venete.
Il Parroco ritiene che la vicinanza della terra di
Don Bosco influisca sul sentimento
religioso. I lontani dalla Chiesa sono in percentuale minima, forse 5 persone
in tutto. Appartengono alle file della passata generazione. I vecchi della
prima guerra mondiale dicono: ne abbiamo viste tante che ci hanno fatto perdere
la Fede.
La Fede persa avvilisce il Parroco che principia una
sua riflessione, tutta da condividere, con tante domande. Che ne abbiano viste
molte nessun dubbio, ma che siano state sufficienti a far perdere la Fede credo
di no, se la Fede era salda. Anzi, nelle vicende più tristi la Fede si ravviva
e Dio appare, più che nella sua giustizia, nella misericordia e nella sua
paternità. Questi i vecchi dei tempi passati (tutti abbiamo sentito
ragionamenti del genere), ma i giovani dei tempi nostri quali guerre hanno
deviato dal sentiero della Fede? Perché sono così facili le deviazioni? Perché
così facili cedimenti, perché così tiepido è il senso e il desiderio delle cose
spirituali?
La gioventù fino ai 14 anni è del Sacerdote, poi non
più. In maggior numero lavora in campagna, l’altra parte alla Fiat. Le ragazze
lavorano la terra; sposandosi vanno via. Il Parroco non può dire male della gioventù.
Nel paese v’è la sede del dopolavoro. La popolazione scolastica è di 16 scolari
per 5 classi.
Per il Parroco l’Azione Cattolica non è sorpassata.
E’ tuttora valida, però la gente non ne vuole sapere. Vi è avversione alla
tessera, il che può significare una scusa per non confessare repulsione a ogni
impegno. Gli Uomini Cattolici sono 2, le Donne Cattoliche 24, la Gioventù
Femminile 21, la Gioventù Maschile solo aspiranti. Per tutti, i ritiri sono
mensili.
La situazione è questa. Si chiamano e non
rispondono; s’invitano e non vengono; se vengono, dimostrano chiaramente che lo
fanno per fare un piacere, solo per questo. Se si parla loro, ascoltano e se ne
vanno adducendo rinvii, pretesti, ripensamenti.
Il Parroco si chiede: siamo noi Sacerdoti che non
siamo sufficienti?
Molti Parroci, dico io, si chiedono ciò. E’ facile
per alcuni di essi adagiarsi e adattarsi a situazioni di comodo, a routine di
vita senza volontà o capacità di grandi conquiste. E’ facile anche per alcuni
di essi fraintendere l’Azione Cattolica e ritenerla superata o superabile, e
sostituibile da tutte quelle varie iniziative, che oggi riempiono la vita di
molte Parrocchie. In realtà sono iniziative, pur buone, collaterali all’Azione
Cattolica. Troppe iniziative che imbrigliano la vita stessa parrocchiale, la
frazionano in parecchi settori, non raggiungono o solo in parte lo scopo, si
esauriscono per via. Spesso è più facile fare molte altre cose, anche lodevoli,
che fare della vera Azione Cattolica. Credo di poter pensare e di essere nel
vero affermando che è nel più ricco sacerdozio la ricchezza maggiore
dell’Azione Cattolica. E’ di questo sacerdozio il compito, anzi la missione, di
attirare, perfezionare, portare a Dio il maggior numero possibile delle
creature. L’Azione Cattolica ha precisamente questa missione.
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