giovedì 28 gennaio 2016

Portacomaro


Ogni sabato mattina, uscendo da casa, io entro nella vitalità del mercato cittadino[1]. Storicamente sempre presente e importante per la città, raccoglie banchi con ogni genere di offerte. Poco distanti dalla massa, contadini e contadine portano in piazza la loro merce: donne indebolite sia dal lavoro e sia dalle rinunce con poche uova, un canestro con verdura e qualche mazzo di aglio e cipolle; uomini con un pollo in mano in paziente attesa per tutto il tempo di un acquirente. Non solo espongono la merce, ma la propria anacronistica condizione.
Il continuo e quotidiano confronto che il contadino fa, tra le proprie condizioni e il miracolo italiano che avanza, nella persona di chi ha lasciato l’agricoltura per il commercio o è passato all’industria, li rende sempre più insofferenti delle proprie condizioni e consapevoli della propria insanabile inferiorità.
Allora la terra, che i nostri vecchi amavano in modo così viscerale da fissarvi salde radici, subisce insieme alla migrazione visibile un abbandono spirituale senza rimpianti. Non vi sono alternative perché la terra non rende, o meglio produce con dispendio di energia immane. Il contadino deve rinnovare metodi e mezzi di lavoro, investendo e rivoluzionando la sua tradizionale economia basata sul risparmio. Non è nella natura del campagnolo. Questo fa si che si perde ogni interesse per il proprio paese, dimenticando le sue usanze, i proverbi e il dialetto paesano.  
Su questo mi soffermo e rifletto avviandomi fuori città, nel mondo contadino dalle secolari tradizioni. Sono diretto a Portacomaro, a nord-est di Asti. Alla Stazione di Portacomaro mi aspetta un vecchio amico; insieme affronteremo questa tornata d’incontri, che si completeranno nella Parrocchia della Stazione.

La Parrocchia di Portacomaro non coincide territorialmente col Comune (1800 abitanti). Sono emigrate a Torino 300 famiglie portacomaresi, questo lo deduce il Parroco dal numero di bollettini parrocchiali spediti nel capoluogo. Un centinaio sono gli immigrati, tra veneti e meridionali.
I vecchi vivono ancora nella tradizione del socialismo di Vigna[2]. In passato ci sono state parecchie sepolture civili; attualmente una o due l’anno. Sono i rappresentanti della vecchia epoca che lasciano per testamento queste volontà.
Il Parroco non ritiene che la gioventù, per quanto frivola, leggera, amante del divertimento, sia sul piano morale molto decaduta. Il giudizio è espressione della paterna comprensione del Vicario che da 40 anni è Parroco. I giovani non si sentono più legati alla tradizione di idee e costumi. In paese vi è l’organizzazione Margarino[3] che gestisce un bar, ballo e cinema. Si balla tutte le domeniche e il cinema è tre volte la settimana. Per detta organizzazione, le evasioni dei giovani in cerca di divertimenti è limitata. Vi è, piuttosto, l’apporto della gioventù di altri paesi e anche della città, per il ballo specialmente. Vi sono altri due bar, un circolo ENAL, la cantina sociale. Molte sono le televisioni private, oltre a quelle dei locali pubblici. Il Parroco dà parere negativo sulla televisione.
Esiste la scuola di avviamento locale. Molti frequentano anche le scuole medie di Castell’Alfero e molti altri studiano ad Asti.
Lo stato economico è buono. Il lavoro festivo è abbastanza diffuso a causa del bracciantato e in occasione dei periodi di punta.
L’indifferentismo religioso è diffuso; non vi è anticlericalismo deciso. I lontani permanenti dalla Chiesa sono calcolati in una percentuale del 4%. Il giudizio conclusivo sull’indifferentismo religioso locale è espresso in questi termini: 1) Il problema religioso non è più compreso o è troppo scarsamente compreso. 2) L’ignoranza religiosa sta alla base dell’indisciplina dei cattolici alle direttive della Chiesa. 3) Non vi è più il gusto della religione, e se ancora rimane qualcosa, si va smorzando.
L’Azione Cattolica è costituita in tutti i suoi rami. La Gioventù Maschile (14) ha adunanze con cadenza non precisata; alle riunioni sono invitati anche i giovani non tesserati. Buona è la frequenza della Gioventù Femminile (un ritiro il mese). Gli Uomini Cattolici e le Donne Cattoliche hanno attività invernale, con scarsa frequenza. La Giunta parrocchiale non è costituita. Il Vicario riferisce obbiezioni sul tesseramento.
I giornali non sono letti. Sulla forma di propaganda si ritiene di intrattenere i giovani sui loro problemi, verso i quali dimostrano molta sensibilità.
Ho riferito sulle raccomandazioni della Presidenza Generale per quanto riguarda la costituzione e la funzionalità della Giunta diocesana; sull’unitarietà di azione per i 4 rami; sull’impegno di lavoro e in particolare sull’attuazione della campagna annuale 1960-61 sul tema “Il Messaggio della Salvezza”.
Sono stati considerati gli elementi negativi e positivi d’incontri o riunioni zonali dei Sacerdoti della diocesi, sulla base delle caratteristiche particolari di certe zone differenti completamente da quelle di altre zone. Per questi incontri il giudizio è stato positivo. 





[1] Il dott. Gualtiero Marello, Presidente della Giunta diocesana di A.C., abitava nel palazzo Armandi, in piazza della Libertà n° 3, ora sede della Cassa di Risparmio di Asti, a due passi da piazza Alfieri e dal mercato coperto.
[2] Tradizioni ideologiche diffuse dal socialista Annibale Vigna (1862-1924). Tra Ottocento e Novecento guidò il Partito Socialista autonomo astigiano. Giurista, deputato, fu sindaco di Asti.   
[3] Attilio Margarino ha rilevato l'attività iniziata dal padre Carlo. Egli ha gestito l'albergo, il ristorante, il bar, il cinema "Italia" e il Dancing "Azzurro", dagli anni trenta fino ai primi anni ottanta. Famosi i suoi veglioni di Natale, Capodanno, Carnevale.

Nessun commento:

Posta un commento