Ogni sabato mattina, uscendo da casa, io entro nella
vitalità del mercato cittadino[1]. Storicamente
sempre presente e importante per la città, raccoglie banchi con ogni genere di
offerte. Poco distanti dalla massa, contadini e contadine portano in piazza la
loro merce: donne indebolite sia dal lavoro e sia dalle rinunce con poche uova,
un canestro con verdura e qualche mazzo di aglio e cipolle; uomini con un pollo
in mano in paziente attesa per tutto il tempo di un acquirente. Non solo
espongono la merce, ma la propria anacronistica condizione.
Il continuo e quotidiano confronto che il contadino
fa, tra le proprie condizioni e il miracolo italiano che avanza, nella persona
di chi ha lasciato l’agricoltura per il commercio o è passato all’industria, li
rende sempre più insofferenti delle proprie condizioni e consapevoli della
propria insanabile inferiorità.
Allora la terra, che i nostri vecchi amavano in modo
così viscerale da fissarvi salde radici, subisce insieme alla migrazione
visibile un abbandono spirituale senza rimpianti. Non vi sono alternative
perché la terra non rende, o meglio produce con dispendio di energia immane. Il
contadino deve rinnovare metodi e mezzi di lavoro, investendo e rivoluzionando
la sua tradizionale economia basata sul risparmio. Non è nella natura del campagnolo.
Questo fa si che si perde ogni interesse per il proprio paese, dimenticando le
sue usanze, i proverbi e il dialetto paesano.
Su questo mi soffermo e rifletto avviandomi fuori
città, nel mondo contadino dalle secolari tradizioni. Sono diretto a
Portacomaro, a nord-est di Asti. Alla Stazione di Portacomaro mi aspetta un
vecchio amico; insieme affronteremo questa tornata d’incontri, che si
completeranno nella Parrocchia della Stazione.
La Parrocchia di Portacomaro non coincide
territorialmente col Comune (1800 abitanti). Sono emigrate a Torino 300
famiglie portacomaresi, questo lo deduce il Parroco dal numero di bollettini
parrocchiali spediti nel capoluogo. Un centinaio sono gli immigrati, tra veneti
e meridionali.
I vecchi vivono ancora nella tradizione del
socialismo di Vigna[2].
In passato ci sono state parecchie sepolture civili; attualmente una o due l’anno.
Sono i rappresentanti della vecchia epoca che lasciano per testamento queste
volontà.
Il Parroco non ritiene che la gioventù, per quanto
frivola, leggera, amante del divertimento, sia sul piano morale molto decaduta.
Il giudizio è espressione della paterna comprensione del Vicario che da 40 anni
è Parroco. I giovani non si sentono più legati alla tradizione di idee e
costumi. In paese vi è l’organizzazione Margarino[3]
che gestisce un bar, ballo e cinema. Si balla tutte le domeniche e il cinema è
tre volte la settimana. Per detta organizzazione, le evasioni dei giovani in
cerca di divertimenti è limitata. Vi è, piuttosto, l’apporto della gioventù di
altri paesi e anche della città, per il ballo specialmente. Vi sono altri due
bar, un circolo ENAL, la cantina sociale. Molte sono le televisioni private,
oltre a quelle dei locali pubblici. Il Parroco dà parere negativo sulla
televisione.
Esiste la scuola di avviamento locale. Molti
frequentano anche le scuole medie di Castell’Alfero e molti altri studiano ad
Asti.
Lo stato economico è buono. Il lavoro festivo è
abbastanza diffuso a causa del bracciantato e in occasione dei periodi di
punta.
L’indifferentismo religioso è diffuso; non vi è
anticlericalismo deciso. I lontani permanenti dalla Chiesa sono calcolati in
una percentuale del 4%. Il giudizio conclusivo sull’indifferentismo religioso
locale è espresso in questi termini: 1) Il problema religioso non è più
compreso o è troppo scarsamente compreso. 2) L’ignoranza religiosa sta alla
base dell’indisciplina dei cattolici alle direttive della Chiesa. 3) Non vi è
più il gusto della religione, e se ancora rimane qualcosa, si va smorzando.
L’Azione Cattolica è costituita in tutti i suoi
rami. La Gioventù Maschile (14) ha adunanze con cadenza non precisata; alle riunioni
sono invitati anche i giovani non tesserati. Buona è la frequenza della
Gioventù Femminile (un ritiro il mese). Gli Uomini Cattolici e le Donne
Cattoliche hanno attività invernale, con scarsa frequenza. La Giunta
parrocchiale non è costituita. Il Vicario riferisce obbiezioni sul
tesseramento.
I giornali non sono letti. Sulla forma di propaganda
si ritiene di intrattenere i giovani sui loro problemi, verso i quali
dimostrano molta sensibilità.
Ho riferito sulle raccomandazioni della Presidenza
Generale per quanto riguarda la costituzione e la funzionalità della Giunta
diocesana; sull’unitarietà di azione per i 4 rami; sull’impegno di lavoro e in
particolare sull’attuazione della campagna annuale 1960-61 sul tema “Il
Messaggio della Salvezza”.
Sono stati considerati gli elementi negativi e
positivi d’incontri o riunioni zonali dei Sacerdoti della diocesi, sulla base
delle caratteristiche particolari di certe zone differenti completamente da
quelle di altre zone. Per questi incontri il giudizio è stato positivo.
[1] Il dott.
Gualtiero Marello, Presidente della Giunta diocesana di A.C., abitava nel
palazzo Armandi, in piazza della Libertà n° 3, ora sede della Cassa di
Risparmio di Asti, a due passi da piazza Alfieri e dal mercato coperto.
[2] Tradizioni
ideologiche diffuse dal socialista Annibale Vigna (1862-1924). Tra Ottocento e
Novecento guidò il Partito Socialista autonomo astigiano. Giurista, deputato,
fu sindaco di Asti.
[3] Attilio
Margarino ha rilevato l'attività iniziata dal padre Carlo. Egli ha gestito l'albergo,
il ristorante, il bar, il cinema "Italia" e il Dancing
"Azzurro", dagli anni trenta fino ai primi anni ottanta. Famosi i
suoi veglioni di Natale, Capodanno, Carnevale.
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