La Parrocchia è di media collina per 580 abitanti.
L’emigrazione è cospicua; centinaia di emigrati si sono trasferiti a Torino in
pochi anni. Gli immigrati sono pochi, in prevalenza veneti e meridionali. Il
paese ha un concentrico e frazioni.
La coltivazione preminente dopo l'uva è quella della
barbabietola da zucchero. Quest'anno è ritenuto periodo di crisi perché per la
barbabietola dell'ultimo raccolto è stato versato solamente il 20%
dell'importo, la rimanenza è dilazionata all'anno prossimo. Si lavora nei giorni
festivi.
Si fanno ricadere sull’Azione Cattolica i “demeriti”
e le insufficienze della Democrazia Cristiana sul piano politico, in
particolare di politica rurale.
Le condizioni economiche della popolazione sono
medie e sotto la media.
La religiosità è tradizionale: solito alternarsi di
maggiore e minore frequenza alla Chiesa collegata con i periodi di maggior o
minor lavoro. La frequenza media dei parrocchiani alla Messa festiva è
dichiarata dal Parroco soddisfacente; minima è la percentuale dei permanentemente
assenti. Si sta accentuando l’indifferentismo religioso e i Vespri sono
scarsamente frequentati.
L'Azione Cattolica non ha sede propria; tutto fa
capo all'asilo. Non vi è televisione in sede. L’Azione Cattolica esistente ha
scarsa attività. Non si può avviare e completare un colloquio sull'argomento
dell'Azione Cattolica, oltre le varie forme dell’attività e dei doveri
pastorali.
Il compito del Delegato Vescovile (con me presente
in questa sequenza d’incontri) e del Presidente è stato quello di esporre le
ragioni della visita e le ragioni dell’Azione Cattolica, ricordando le
conclusioni dell'ultimo convegno dei Presidenti diocesani a Roma. In
particolare si è insistito sulla necessità, oggi, del dovere dei cattolici in
campo religioso, impegno di volontà e di lavoro, della necessità organizzativa,
dell’esigenza dell'Azione Cattolica parrocchiale e dei compiti affidati
all'Azione Cattolica stessa per il prossimo anno con la Campagna del “Messaggio
della Salvezza”.
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