Il paese, in collina, è frazione a 8 chilometri da
Asti. In passato Montemarzo aveva raggiunto le 1200 anime, ora la popolazione è
di 650 abitanti.
L’emigrazione è forte in direzione Torino e Genova,
più verso quest’ultima (oltre 50 famiglie emigrate). Le famiglie immigrate sono
otto, per complessivi 30-35 elementi. In genere sono veneti e meridionali che
frequentano poco o niente la Chiesa.
La religiosità è formale, con indifferentismo e
diffusa ignoranza, eccetto qualche famiglia. Sono in minoranza coloro che
frequentano regolarmente la Chiesa la domenica. In maggioranza sono coloro che
la frequentano saltuariamente. Il problema religioso non preoccupa per niente,
non solleva particolari rilievi di coscienza. Molti vanno in Chiesa non per
convinzione ma per pura ragione di convenienza, nei rapporti della comunità
parrocchiale per evitare constatazioni o considerazioni di vario genere. Altri
non vanno in Chiesa per evitare apprezzamenti di altro tipo: si fermano sul
sagrato per tutto il tempo della funzione religiosa parlando dei loro
interessi.
Una ventina di uomini e qualche donna sono
costantemente assenti. Essi sono i comunisti più arrabbiati. Sono apparentemente
deferenti verso il Parroco, in effetti, pieni di livore anticlericale nella
loro propaganda spicciola. Il Parroco non capisce come a Montemarzo, come in
altri paesi, i proprietari terrieri, per quanto piccoli proprietari, possano
essere comunisti. Del vero comunismo nulla conoscono. Sono cocciuti nella loro
ignoranza, sono settari, chiusi a ogni parola di Verbo e di ammonimento.
Sulla gioventù ci sarebbe molto da dire, sia
maschile sia femminile. Pochi sono i giovani che si dedicano ai lavori dei
campi; le ragazze in grande maggioranza sono sarte, maglieriste. Grande
preoccupazione per il Parroco è il loro abbigliamento che accompagna frivolità e
leggerezza.
Vi è una collinetta con la Cappella di San Marcello,
circondata da boschetti, che è la meta della passeggiata domenicale di tutte le
coppie sentimentali. Vi giungono anche macchine di altri paesi e da Asti. In
questo luogo vi sono molteplici occasioni di malizia; si conoscono fatti che
tutti conoscono e fatti che non tutti conoscono. Il Sacerdote è intervenuto più
volte in pubblico sulle passeggiate romantiche di San Marcello, inutilmente.
La gioventù maschile frequenta poco la Chiesa. Si
dedica piuttosto alle osterie e alle scampagnate.
La televisione chiama a raccolta i più nei locali
pubblici, dove molti giovani si dedicano a copiose libagioni e al gioco. Questi
locali sono le due osterie e il Dopolavoro.
Il giudizio del Parroco sulla televisione è
negativo.
L’Azione Cattolica in pratica non esiste come
organizzazione. Sono presenti le Donne con scarsa presenza e attività. Gli
Uomini non sono più organizzati perché non rispondevano agli inviti per le
adunanze. La Giunta parrocchiale non è costituita. Le possibilità di ripresa
per l’Azione Cattolica sono scarse, per ora.
E’ stata concordata per l’autunno una serie di
conversazioni per giovani e per uomini.
E’ stato riferito sulle raccomandazioni della
Presidenza Generale sull’importanza della Giunta parrocchiale funzionale e
attiva, sulla necessità di “attivare” e impegnare tutti i cattolici della
Parrocchia, più consci dei propri doveri e delle proprie responsabilità, sulla
Campagna annuale 1960-61 sul tema “Messaggio della Salvezza”.
Uno dei pochi elementi
positivi rilevabili è il persistere dell’unione famigliare e del senso della
famiglia. Nota che fa pensare e sperare che tutto non sia ancora perduto.
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