mercoledì 16 marzo 2016

Rocca d'Arazzo


Il Vicario di Rocca d’Arazzo non si trova, cerco in canonica e in Chiesa. A un fedele raccolto in preghiera chiedo se ha visto il Parroco, con risposta affermativa mi manda alla fermata della corriera. E’ lì che incontro il Vicario in attesa della posta, o meglio delle riviste cattoliche. Un breve saluto e il discorso scivola sull’importanza dei giornali cattolici per la loro funzione di espressione e di formazione di un’opinione ispirata ai principi cristiani. Vi è concordanza nell’affermare che la stampa cattolica è uno strumento di comunicazione di un pensiero pubblico in seno alla Chiesa; è uno strumento del ministero pastorale, quale sussidio importante di catechesi e di evangelizzazione; è uno strumento d’influenza e testimonianza cristiana nell’opinione pubblica generale.
Faccio presente che poco si è parlato di stampa cattolica nei colloqui. In quel poco è emersa la sua incapacità di essere interprete della realtà visibile e invisibile della Chiesa e di non essere ponte tra le varie parti della Chiesa. Si attribuisce un dare tono a parole di difficile comprensione, tronfie, vuote, che esulano il lettore dal dovere morale di adoperarsi per ogni iniziativa di propaganda e di sostegno.
Ritirato il plico e rientrati in canonica, davanti a una tazza di caffè fumante, inizia un’amabile conversazione.

La Parrocchia di Rocca d’Arazzo è di collina, per una popolazione di 920 residenti. Nel concentrico ci sono 230 famiglie (578 abitanti), in frazione San Carlo 76 famiglie (222 abitanti), in frazione Sant’Anna 40 famiglie.
L’emigrazione è notevole, di nuclei familiari e di giovani sposi. L’immigrazione è scarsissima, tre o quattro famiglie in tutto.  
E’ radicato il socialismo tradizionale di Vigna[1], dalla fine dell’ottocento. Per un comunismo diffuso, i pochi marxisti convinti sono decisamente contrari a ogni forma di religione (ateismo). Quest’anno in cinque casi non è stata permessa la benedizione delle case.
I risultati delle elezioni politiche per la Camera dei Deputati del 1958 sono i seguenti: Democrazia Cristiana 509 voti, Partito Comunista 250 voti, Socialisti 81 voti, Saragat 44 voti.
La religiosità è sempre stata molto fredda. I familiari dei comunisti più accesi non vanno in Chiesa. Non fa Pasqua la metà della popolazione, anche se saltuariamente va in Chiesa. Si può calcolare con approssimazione nel 20% il totale di coloro che sono da considerare degli assenti totali o permanenti dalla Chiesa. Nelle frazioni il sentimento religioso è freddo, anche se vi è Messa festiva locale.
In frazione Sant’Anna, la più lontana, erano tutti rossi; su 40 famiglie 35 erano comuniste. Ora è un po’ migliorata la situazione e molti ardori rossi si sono calmati. San Carlo non è ardente come la frazione consorella, però neppure brilla per ardore religioso.
La gioventù è ritenuta dal Vicario fondamentalmente buona. Le giovani fanno in parte le sarte, altre lavorano in campagna.
In paese vi è un albergo e il circolo Enal, frequentato prevalentemente dai rossi. Parecchie sono le televisioni private. La televisione parrocchiale è frequentata da gruppi ristretti. Ha funzionato per qualche tempo il cinema parrocchiale, è stato chiuso perché non frequentato.
La Gioventù Maschile di Azione Cattolica non è organizzata. Con la Gioventù Femminile (7-8) si fa cultura religiosa una sera la settimana, nel periodo invernale. L’associazione Donne Cattoliche è la più attiva; vi è collaborazione apostolica. Gli Uomini non sono organizzati. Il Parroco ha svolto un corso per collaboratori parrocchiali al fine di vivificare un po’ la buona volontà, anche negli uomini. Egli ritiene che ci sarebbero uomini che non negherebbero la tessera, ma non sono formati e non sono preparati.
Il Vicario si reca nell’inverno, una sera la settimana, in frazione San Carlo, per fare un corso d’istruzione sul testo. L’invito è per tutti, specie per uomini.
Bisogna ricordare che il paese di Rocca d’Arazzo fu sempre diviso da antagonismo di gruppi, capeggiati dal farmacista Molinengo, dal segretario comunale Sacchero, dai Boido. Sono stati antagonismi feroci tali da suscitare e perpetuare rivalità, odi e divisioni insanabili.
I capi di queste fazioni paesane erano tutti anticlericali decisi. Molinengo si è suicidato. Il vecchio Sacchero aveva diretto l’amministrazione comunale per moltissimi anni con metodi e vedute tutte personali; autoritario al massimo, insofferente di ogni estraneo intervento. Intorno a questi principali gruppi c’erano altri antagonismi di gruppi minori, tutti sulla base di politica locale, di amministrazione, d’influenze.
Ormai quasi tutto è passato, ma indica l’inquietudine e la passionalità di questa gente, manovrata e suscitata sopra un piano anticlericale e per lo più in funzione anticlericale.
Il tempo e le circostanze hanno rabbonito molte cose, ma negli anziani resta ancora il ricordo e lo spirito di quei tempi.
Per i giovani cresciuti nel clima dei tempi moderni v’è un altro indirizzo: l’indifferenza per ciò che prima alimentava tanta passione. Per quanto vi sia la frattura del tempo e delle nuove concezioni della vita, rimane pur sempre un punto di contatto attraverso cui si continua una memoria o si rinnova una tradizione d’indifferenza, se non più di ostilità, di lontananza, di sordità alla voce della Chiesa. Solo in questo modo si spiegano tante cose; difficoltà e lontananze per ora non ancora accorciate, che tanto angustiano il Parroco e che gli sono causa di molte preoccupazioni.
Il Vicario si dimostra particolarmente sensibile al problema della stampa. In paese erano riusciti a far abbonare al “Popolo nuovo”[2]cinquanta parrocchiani. In 50 famiglie arrivava il giornale cattolico. Poi di colpo tutto è stato inutile. Egli ritiene il giornale uno strumento e un sussidio insostituibile di penetrazione. La mancanza di un giornale cattolico è vivamente sentito, specie dal Parroco che ha tante responsabilità pastorali.
La conversazione è stata cordiale e lunga. Il Vicario si è dimostrato molto preoccupato di non potere attuare quello che vorrebbe, e di non potere raggiungere tanti cuori e tante anime.
Ho riferito sulle raccomandazioni della Presidenza Generale (Giunta parrocchiale, unitarietà d’azione) specie sull’attuazione della Campagna annuale 1960-61 sul tema “Messaggio della Salvezza”.


[1] Annibale Vigna (1862-1924). Tra Ottocento e Novecento guidò il Partito Socialista autonomo astigiano. Giurista, deputato, fu sindaco di Asti.
[2]  Quotidiano della Democrazia Cristiana torinese 1948-1960

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